#Rita Montagnana
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Rita Montagnana
Nasce a Torino, il 6 gennaio 1895, da Moisè, direttore della sartoria Bellom e da Consolina Segre, in una famiglia ebrea agiata e di tradizioni socialiste, a quattordici anni, dopo la morte prematura del padre, trova lavoro nella sartoria Sacerdote e, consapevole dei propri diritti, prende subito parte attiva agli scioperi della categoria. A 16 anni è già iscritta alla Camera del lavoro, tre…
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#Aldo Togliatti#Angela Cingolani#Antonio Gramsci#Giuliana Nenni#Mario Montagnana#Marisa Rodano#Palmiro Togliatti#Rita Montagnana
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Rita Montagnana, antifascista che aveva preso parte alle lotte partigiane, e Teresa Mattei, militante comunista, proposero il rametto di mimosa come simbolo della forza, luminosità ed energia delle donne. Nel linguaggio dei fiori il significato della mimosa è legato appunto alla forza e femminilità ma è anche utilizzata per esprimere libertà, autonomia e sensibilità.. tutte caratteristiche e qualità che si sposano perfettamente con la causa e con il genere femminile. Fiorisce i primi di Marzo, cresce spontaneamente in tutto il Paese, non ha dunque un costo eccessivo ed è alla portata di tutti.
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Teresa Mattei, detta Teresita (Genova, 1º febbraio 1921 – Usigliano, 12 marzo 2013), è stata una partigiana, politica e pedagogista italiana.
Combattente nella formazione garibaldina Fronte della Gioventù (con la qualifica di comandante di compagnia), prese parte all'organizzazione dell'uccisione del filosofo Giovanni Gentile, di cui era stata allieva. Fu anche la più giovane eletta all'Assemblea Costituente, dove assunse l'incarico di segretaria dell'ufficio di presidenza.
Dirigente nazionale dell'Unione Donne Italiane, fu insieme a Teresa Noce e a Rita Montagnana l'inventrice dell'uso della mimosa per l'otto marzo: Luigi Longo le chiese se sarebbe stato opportuno scegliere le violette, come in Francia, per celebrare quel giorno; Teresa Mattei gli suggerì la mimosa, un fiore più povero e diffuso nelle nostre campagne.
#Teresa Mattei#donne nella storia#la storia è donna#partigiani#XX century#XXI century#people#portrait#photo#photography#Black and White
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La mimosa si chiama così dal latino mimus «mimo, attore», per i movimenti con cui le foglie reagiscono a ogni contatto. In realtà le stupende infiorescenze gialle tipiche della nostra penisola sono quelle di una specie di Acacia (nome scientifico Acacia dealbata). Le mimose propriamente sono quelle le cui foglie sensibili si “chiudono” al contatto con qualcosa.
È una pianta a fioritura invernale in area mediterranea, quindi non è anticipatrice della primavera: è piuttosto comune che senza inizi inverni rigidi fiorisca a gennaio, in media le varietà principali fioriscono tra febbraio e marzo.
Oggi che è l’8 Marzo si regala alle donne un rametto di mimosa, da quando nel 1946 due donne iscritte all'UDI (Unione donne italiane), Rita Montagnana e Teresa Mattei, proposero di adottare questo fiore come simbolo della Festa della Donna. La decisione fu messa ai voti e le donne dell'UDI votarono all'unanimità per questo fiore.
A distanza di 75 anni, dovrebbe simboleggiare lo stimolo a ricucire e a includere meccanismi che rendano semplice e ovvia la parità dei diritti e dei doveri, del salario equo e uguale, dei meccanismi di welfare che supportino il ruolo doppio di lavoratrici e madri. Dovrebbe essere simbolo dell’impegno alla lotta della cultura della violenza, fisica e psicologica. Del confronto reale sui contenuti delle idee di una donna, non del fatto che provengano da una donna biologica. Ma non è ancora così, con dei passi indietro anche sensibili su un percorso avviato da anni.
Con questo spirito, una mimosa a chi mette un po’ del suo impegno per queste idee
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“ Per l’universo femminile, il passaggio alla consapevolezza di dover lottare contro il fascismo, l’avvio verso lo «scatto ulteriore», attraverso le riflessioni critiche che maturano lentamente per un accumulo di esperienze, fino all’opzione militare d’impugnare le armi, non è automatico né scontato. Eppure in quell’autunno del ’43 non c’è molta scelta: la Resistenza o la si fa o non la si fa, non si danno altre soluzioni. Ma «fare il salto» è un momento complicato attraversato da ansie, da tormenti interiori, da drammi vissuti giorno dopo giorno, tra incertezze e dubbi; è proprio questa drammatica dimensione vissuta da un’intera generazione di giovani a ricordarci che se la storia della Resistenza italiana si è legittimata soprattutto da un punto di vista politico, essa è stata in primo luogo un fenomeno militare fatto anche di errori e inesperienze, ma che certamente non era scontato. «Fino a 18 anni mi è sembrato che studiare, andare qualche volta al cinema e leggere i libri che allora circolavano fosse tutto quello che potevo fare», ha scritto Wilma Angelini: «In me non si era ancora sviluppato alcun senso critico per la vita che stavo vivendo, accettavo tutto. Fu un tormento, ma ancora non sapevo trovare una via di uscita da ciò che avevo considerato importante fino ad allora». In questa battaglia, che si conduce giorno dopo giorno, anzitutto con se stessi; nei percorsi di questa «guerra dentro» che si accende di entusiasmi giovanili ma che può anche impantanarsi tra affanni, inquietudini e paure, non c’è spazio per la dimensione epica o retorica degli eventi, per il culto dei martiri nazionali, che invece la narrazione e l’uso politico della Resistenza tenderanno a rinchiudere nel topos narrativo dell’unità celebrativa del «secondo Risorgimento» nazionale; nell’idea, cioè, di una guerra combattuta e vinta quasi esclusivamente per cacciare dal sacro suolo dell’Italia il «tedesco invasore». «S’alternavano in me momenti di gioia a momenti di abbattimento e di sgomento come nel caso del suicidio di Renzo Reggiani, il quale si buttò dal pianerottolo dell’Accademia per paura di parlare»; in questa sintetica espressione sta il senso del travaglio interiore vissuto da Cesarina Davoli nel corso della sua attività di resistenza nel Modenese. Ma poi quelle giornate sono anche scandite, per lei come per molte migliaia di ragazzi, dalla dimensione giovanile di un’esperienza fatta soprattutto di antiretorica perché frutto di una partecipazione che è rischio, azione ma anche incoscienza. Cosí, quando «il 1° maggio 1944, in occasione della Festa del lavoro», un compagno di fabbrica le offre un «garofano rosso», è proprio la dimensione di una lotta pervasa anche dall’incoscienza a irrompere sulla scena. «Lo appuntai sul manubrio della bicicletta e tutta gongolante, perché consapevole del significato arrivai all’ufficio». Sono anche queste le azioni che fanno la «decisione ardita», come la definisce in quei giorni la comunista Rita Montagnana, che induce la soggettività femminile a uscire definitivamente dalla dimensione privata del vivere per abbracciare l’utopia del cambiamento. Ma se la guerra partigiana è stata capace di legittimarsi come una scelta di natura politica, perché è proprio dalla stagione del ’43-45 che scaturiscono la democrazia costituzionale e la Repubblica, ciò lo si deve al fatto che a priori vi sono stati giovani uomini e donne capaci di farsi carico del dolore, del peso e della responsabilità d’impugnare le armi. Non a caso quel biennio è stato descritto a posteriori come una fase irripetibile ed esaltante della propria esistenza, spesso raccontato col rammarico di chi solo per un breve momento ha potuto farne parte. «Il periodo piú bello della mia vita che mi ha fatto maturare piú di ogni altra cosa […]. Ma non per quello che io ho dato alla Resistenza; per quello che la Resistenza ha dato a me». Con queste parole, non prive di malinconia e rimpianto, Antonella Laghi, staffetta dell’VIII brigata Garibaldi di Bologna, ha ricordato la sua esperienza di partigiana. Le donne sentono che è «giunto il loro particolare momento cioè il momento della liberazione da quelli che erano stati per secoli i vincoli, i legami che le tenevano in condizione d’inferiorità» [La donna per la rinascita e la solidarietà popolare (dal I al II Congresso dell’UDI)]. È questa una rivoluzione dal sapore totale, palingenetica, che spiega come l’accesso alla militanza antifascista non sia connesso in maniera automatica, immediata, fors’anche un po’ retorica, con la dimensione di un impegno politico-ideologico che ha come presupposto un mutamento generale e definitivo del vecchio mondo fascista e della vecchia società italiana degli anni di regime. Liberare il paese dalla «barbarie teutonica» è solo il punto di partenza per la realizzazione di una società piú equa, e per l’avvio di un processo di democratizzazione dove l’impegno di tutte costituisce realmente la base su cui saldare l’orizzonte borghese tradizionale dei diritti civili – consegnato dall’esperienza politica dell’Europa ottocentesca – a una dimensione di giustizia sociale. «La lotta partigiana – ha scritto Maria Tassani – era dura ma anche piena di soddisfazioni. Per undici mesi abbiamo dato il nostro meglio per aiutare i fratelli e i compagni perché ciò non si faceva solo per salvarli ma anche per una causa giusta che sia quella di rinnovare l’Italia, per dare fine alla guerra e per creare un domani migliore per tutti». “
Michela Ponzani, Guerra alle donne. Partigiane, vittime di stupro, «amanti del nemico» (1940-45), Einaudi (collana ET Storia); prima edizione: 2012. [Libro elettronico]
#Michela Ponzani#Guerra alle donne#partigiane#partigiani#Storia della Resistenza italiana#antifascismo#Wilma Angelini#seconda guerra mondiale#leggere#letture#25 luglio 1943#guerra di liberazione#8 settembre 1943#25 aprile 1945#vita#Storia d'Italia del XX secolo#giovani#libri#Renzo Reggiani#Storia delle donne#Rita Montagnana#secondo Risorgimento#Storia d'Europa del XX secolo#Maria Tassani#democrazia#libertà#giustizia#uguaglianza
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Mimoza Çiçeğinin
Anlamı Ve Hikayesi
Mimoza çiçeği anlamını da, hikayesini de hayat dolu renklerine borçlu.
İtalya 1946 yılında ikinci dünya savaşından yıkık dökük çıkmış ;
insanlar bir coşku, yaşama dair bir umut aramaktalardı. Derken İtalyan Kadın Birliği üyesi olan 3 kadın, toplumun yeniden inşasının “kadın dayanışmasına” bağlı olduğunu düşündüler:
Teresa Mattei, Rita Montagnana ve Teresa Noce.
Üç güçlü kadın, bu yaklaşımlarını sembolize etmesi için bir çiçek seçmeyi teklif ettiler. Sunulan tüm teklifler arasında üç tanesi öne çıktı: Karanfil, anemon ve enfes kokusuyla mimoza çiçeği. Aşağıdaki özellikleri sayesinde kazanan mimoza çiçeği oldu :
• Sapsarı renkleri ile neşe saçtığı için (savaşla yıpranan moraller, mimoza çiçeği ile düzelsin diye) • Martta çiçek açtığı için (Dünya Kadınlar Gününü sembolize etsin diye) • Büyük bir ağaç haline gelene kadar ��ok fazla emek ve bakım gerektirmediği için (İtalya da mimoza çiçeği gibi hızla kalkınabilsin diye) • En önemlisi de, aynı kadınlar gibi kırılgan görünümlerinin arkasında güçlü bir karakter barındırdığı için (mimoza çiçeği zor coğrafi koşullarda bile çiçek açabilir).
O gün bugündür başta İtalya ve Rusya’da olmak üzere, Dünya Kadınlar Gününde (8 Mart) kadınlara mimoza çiçeği hediye edilmektedir. Bir kadın sadece sevgilisinden veya çocuklarından değil ; dayanışmayı sembolize ettiği için kadın dostlarından da mimoza çiçeği hediyesi alır.
Mimoza çiçeğinin özelliklerini ve dünya literatüründeki yerini göz önüne aldığımızda, mimoza çiçeğinin aşağıdaki anlamları taşıdığını söyleyebiliriz:
Dayanışma
Ölümsüzlük ve diriliş
Hassasiyet, coşku ve umut!
#mimoza
#bahar
#çiçek
#edebiyat
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L’8 marzo, data in cui si celebra la Giornata Internazionale della Donna, è come ogni anno l’occasione per focalizzare lo sguardo sui temi legati all’universo femminile, sulle molteplici conquiste sociali e politiche conseguite in materia di pari opportunità, ma anche sulle zone d’ombra, su discriminazione e violenze con cui le donne di tutto il mondo continuano a dover fare i conti. ... La data dell’8 marzo è stata scelta in occasione della Seconda conferenza delle donne comuniste, svoltasi a Mosca nel 1921: in questa occasione fu proposta e approvata l’istituzione di un'unica giornata per le celebrazioni, dato che fino a quel momento queste avvenivano nei diversi Paesi in date differenti. Le ragioni per cui l’8 marzo è stato scelto come giorno da dedicare alle donne sono numerose: la conferenza moscovita fece esplicito riferimento a una manifestazione contro lo zarismo da parte delle donne di San Pietroburgo nel 1917, in cui le donne manifestarono per ottenere “il pane e la pace”; pochi giorni dopo lo zar abdicò e la data è rimasta nei libri di storia ad indicare l’inizio della Rivoluzione di Febbraio. In seguito sono stati individuati altri episodi a cui fare riferimento, più legati al mondo occidentale e meno connotati politicamente: alcuni fanno risalire la scelta a un episodio drammatico accaduto nel 1857 negli Stati Uniti, quando un gruppo di operaie morì in un incendio nel capannone della fabbrica in cui erano state rinchiuse dal padrone per impedire loro di partecipare a uno sciopero. In alcuni Paesi tra cui l'Italia si fa invece riferimento a un fatto analogo, avvenuto a New York l'8 marzo del 1911, quando il rogo in una fabbrica di camicie costò la vita a 134 donne. Alla luce degli studi più recenti, la storicità di molti di questi episodi è stata messa in dubbio. La celebrazione di una Giornata della donna è stata inaugurata nel 1910, in occasione della Conferenza Internazionale delle Donne Socialiste che si proponevano di ottenere parità di trattamento rispetto agli uomini, con particolare riferimento al diritto di voto. In Italia si cominciò a celebrare la Festa della donna nel 1922, con una interruzione negli anni del regime fascista. La celebrazione riprese durante la seconda guerra mondiale, durante la lotta di liberazione, sotto forma di mobilitazione... Questa graziosa infiorescenza è stata scelta simbolo della Giornata nel 1946 da un'idea di tre ex partigiane e donne politiche: Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei. La scelta è stata dettata dal fatto che la mimosa è uno dei pochi fiori di stagione ai primi di marzo. E’ anche relativamente poco costosa e quindi alla portata di tutti, e con il suo bel giallo offre un tocco attraente e festoso. Il colore giallo, oltre ad esprimere vitalità ed energia, rappresenta il passaggio dalla morte alla vita: la mimosa è così una metafora per ricordare le donne che si sono battute a costo della loro vita per l’uguaglianza e i diritti femminili. La Giornata internazionale della donna ricorda sia le conquiste sociali, economiche e politiche conseguite dalle esponenti del sesso femminile, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in quasi tutto il mondo. E' associata a un'altra data simbolo, il 25 novembre, giorno in cui si celebra la Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, istituita nel dicembre 1999. globalist
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Il I° febbraio 1945 il diritto di voto in Italia viene esteso anche alle donne e il suffragio diventa effettivamente universale. L’atto che concretizza il diritto di voto fu il decreto legislativo luogotenenziale n.23 del governo Bonomi che vedeva riunite le forze antifasciste. Decisivo fu l’impegno in questa direzione dei nuovi partiti di massa che emergevano dalla fine della dittatura come i principali punti di riferimento popolare.
In un’Italia ancora divisa in due, con il Centro-Sud liberato e la Repubblica di Salò nel Nord occupato dai tedeschi, a Roma su richiesta di De Gasperi e Togliatti la questione venne esaminata dal Consiglio dei ministri il 24 gennaio 1945. Il 30 si ebbe l’approvazione, ratificata con il decreto luogotenenziale n. 23, datato 1° febbraio 1945.
Il diritto al voto, l’ingresso con piena cittadinanza nella vita politica fu uno dei frutti di quel grande rivolgimento democratico che fu la Resistenza antifascista, la lotta per la liberazione del nostro paese dalla tirannide: il riconoscimento del contributo intelligente e appassionato che tante donne italiane dettero alla lotta contro il fascismo e la guerra.
Nell’ltalia del Nord era ancora occupata dai nazi-fascisti l’annuncio viene da un volantino dei Gruppi di difesa della donna che circola clandestinamente: “Donne italiane, il governo dell’Italia libera ha riconosciuto in questi giorni il voto alle donne. …E’ un diritto che esse si sono conquistate partecipando a tutte le lotte popolari contro tedeschi e fascisti, prendendo parte attiva nella lotta di liberazione nazionale”.
Nel corso della Resistenza la questione era stata posta con forza dalla organizzazioni femminili.
Nell’ottobre 1944 l’UDI, insieme a due associazioni che avevano alle spalle una storia gloriosa, e cioè l’Alleanza femminile pro suffragio e la FILDIS (Federazione italiana laureate e diplomate istituti superiori), inviò un promemoria al capo del governo Bonomi, affinché l’estensione alle donne del voto e dell’eleggibilità fosse tenuta presente nell’elaborazione delle leggi elettorali da introdurre per le future consultazioni.
Nello stesso mese, più esattamente il 25, sempre l’UDI indisse a Roma un incontro con le esponenti di DC, PRI, PCI, PSIUP, Partito d’Azione, PLI, Sinistra cristiana, Democrazia del lavoro e delle due associazioni già nominate. Dalla riunione nacque un Comitato pro voto, che il 27 sottopose un promemoria al CLN nazionale. Il 15 novembre un gruppo di donne presentò una mozione al CLN (DOC. 8a) e nello stesso mese il Comitato pro voto si fece promotore di altre iniziative, come la stampa di un opuscolo e la stesura di una petizione, diffusa dal Comitato di iniziativa dell’UDI, per raccogliere il maggior numero possibile di firme.
Questo il testo della mozione presentata al Comitato di liberazione nazionaleda Angela Maria Cingolani Guidi, Josette Lupinacci, Rita Montagnana Togliatti, Bastianina Musu Martini, Emilia Siracusa Cabrini (Noi Donne – Rivista quindicinale dell’Unione delle Donne Italiane,
a. I, n. 6, Roma, 15 novembre 1944):
Le rappresentanze dei centri femminili del Partito Liberale, Democratico cristiano, Democratico del lavoro, del Partito d’Azione, del Partito socialista e del Partito comunista italiano interpreti delle diffuse aspirazioni delle donne italiane chiedono al Comitato di Liberazione Nazionale di sostenere presso il governo il diritto delle donne italiane di partecipare alle prossime elezioni amministrative su un piano di assoluta parità cogli uomini.
Benché i partiti del Comitato di Liberazione Nazionale si siano già da tempo e in più occasioni espressi in senso favorevole all’estensione dei diritti politici alle donne, il governo nel dare inizio alle operazioni preparatorie per la compilazione delle liste e la designazione dei seggi ha mostrato sino ad oggi di voler assolutamente ignorare questo importante aspetto del programma di democratizzazione del paese.
Un tale atteggiamento è in netto contrasto con i principi fondamentali del diritto pubblico della quasi totalità dei paesi democratici, dagli Stati Uniti d’America alla Cina, dall’URSS all’Africa del Sud.
Indicativo per l’Italia in questo senso, ci sembra l’esempio del Comitato di Liberazione francese che nell’annunziare la data delle prime elezioni amministrative, dopo quattro anni di occupazione tedesca, ha contemporaneamente riconosciuto alle donne il diritto di parteciparvi. Del resto in Italia la questione del diritto di voto amministrativo alle donne, sollevata più volte sin dalla proposta Minghetti del 1861, aveva già ottenuta
l’approvazione della Camera nel 1920, con l’emendamento Sandrini che non fu sottoposto all’esame dell’altro ramo del Parlamento per la chiusura di quella Legislatura. Pertanto, l’accoglimento della legittima rivendicazione delle donne italiane si riallaccerebbe anche alla tradizione democratica nazionale del periodo fascista.
Fra i numerosissimi argomenti che potrebbero suffragare la tesi più largamente favorevole alle rivendicazioni politiche femminili si ricorda soltanto che mentre quattro anni di durissima guerra hanno eguagliato nei sacrifici e nei rischi la donna italiana agli stessi combattenti dei fronti, la lotta di liberazione contro i nazifascisti ha dimostrato la piena e consapevole solidarietà femminile con tutti i militanti del fronte interno e delle bande partigiane e quindi la raggiunta capacità di attiva collaborazione anche nell’opera di ricostruzione.
Si sollecita quindi una precisa presa di posizione del Comitato di Liberazione Nazionale sul problema che interessa la metà della popolazione pensante del paese e di cui non può essere ulteriormente rimandata una piena soluzione, senza pericolo di un forte disorientamento delle masse femminili. Soluzioni parziali che eventualmente si prospettassero, tendenti a conferire pieni diritti solo a limitate categorie femminili, urterebbero profondamente quei principi di schietta democrazia per i quali l’Italia ha combattuto e combatte.
Petizione da far firmare dal maggior numero di donne possibile e da far approvare in apposite assemblee, riunioni, comizi femminili. (Noi Donne – Rivista quindicinale dell’Unione delle Donne Italiane, a. I, n. 7, Roma, 1° dicembre 1944)
Noi donne di ………………………………………. chiediamo
al Governo di Liberazione Nazionale il diritto di voto e di eleggibilità nelle prossime elezioni amministrative.
Riteniamo che l’esclusione da tale diritto lascerebbe la donna in quella posizione di inferiorità in cui il fascismo ha voluto mantenerla, non solo all’interno dello Stato, ma anche nei confronti delle donne di tutti i paesi
civili.
Il fascismo con la sua folle politica di guerra ha distrutto i nostri focolari, ha disperso le nostre famiglie, ci ha posto di fronte a più gravi responsabilità nel lavoro, nell’educazione dei figli, nella quotidiana lotta per l’esistenza.
Contro il fascismo e contro l’oppressore tedesco abbiamo lottato accanto ai nostri uomini con tenacia e coraggio nei duri mesi dell’occupazione.
Sentiamo di esserci così acquistato il diritto di partecipare pienamente all’opera di ricostruzione del nostro paese.
Confidiamo pertanto che la nostra legittima aspirazione sia presa in esame dagli uomini del governo e sia finalmente resa alla donna d’Italia quella giustizia e quell’uguaglianza di diritti che è alla base di ogni
ordinamento veramente democratico
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Mogli e buoi dei partiti tuoi
Mogli e buoi dei partiti tuoi
Anna Lombroso per il Simplicissimus Ma vi ricordate con quanta fiera dignità le donne del centro sinistra subirono gli attacchi condotti in nome della somatica di regime e dell’estetica Mediaset che al posto delle irsute a imitazione orgogliosa di baffone, più belle che intelligenti, della pettoruta compagna del leader, delle valorose ma poco avvenenti Teresa Noce o Rita Montagnana, le volevano…
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Rita Montagnana, moglie Palmiro Togliatti/ Il tradimento con Nilde Iotti
Rita Montagnana, moglie Palmiro Togliatti/ Il tradimento con Nilde Iotti
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Mimoza Çiçeği
Mimoza çiçeği anlamını da, hikâyesini de hayat dolu renklerine borçlu.
İtalya 1946 yılında ikinci dünya savaşından yıkık dökük çıkmış; insanlar bir coşku, yaşama dair bir umut aramaktalardı. Derken İtalyan Kadın Birliği üyesi olan 3 kadın, toplumun yeniden inşasının “kadın dayanışmasına” bağlı olduğunu düşündüler: Teresa Mattei, Rita Montagnana ve Teresa Noce.
Üç güçlü kadın, bu yaklaşımlarını sembolize etmesi için bir çiçek seçmeyi teklif ettiler. Sunulan tüm teklifler arasında üç tanesi öne çıktı: Karanfil, anemon ve enfes kokusuyla mimoza çiçeği. Aşağıdaki özellikleri sayesinde kazanan mimoza çiçeği oldu:
• Sapsarı renkleri ile neşe saçtığı için (savaşla yıpranan moraller, mimoza çiçeği ile düzelsin diye)
• Martta çiçek açtığı için:(Dünya Kadınlar Gününü sembolize etsin diye)
• Büyük bir ağaç haline gelene kadar çok fazla emek ve bakım gerektirmediği için (İtalya da mimoza çiçeği gibi hızla kalkınabilsin diye)
• En önemlisi de, aynı kadınlar gibi kırılgan görünümlerinin arkasında güçlü bir karakter barındırdığı için (mimoza çiçeği zor coğrafi koşullarda bile çiçek açabilir).
O gün bugündür başta İtalya ve Rusya’da olmak üzere, Dünya Kadınlar Gününde (8 Mart) kadınlara mimoza çiçeği hediye edilmektedir. Bir kadın sadece sevgilisinden veya çocuklarından değil; dayanışmayı sembolize ettiği için kadın dostlarından da mimoza çiçeği hediyesi alır.
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Karanfil, anemon ve enfes kokusuyla mimoza çiçeği... İtalyan Kadın Birliği üyelerini temsilen (Tersa Mattei, Rita Montagnana ve Teresa Noce) Bu üç kadın "kadın dayanışması" ile, İkinci Dünya Savaşı sonrası yıkık dökük İtalya'yı yeniden inşa edeceklerini düşündüler. Sembolik olarak bu yaklaşımlarının inşası için bu üç çiçekten "Mimoza çiçeği"ni seçtiler. Çünkü mimoza çiçeği baharı müjdelen; dayanışma, ölümsüzlük, diriliş, hassasiyet, coşku ve umut demekti! 💜 https://www.instagram.com/p/CNAfnt5jNq0/?igshid=1os21n3zne4py
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Oggi #2giugno #FestaDellaRepubblica accolgo l’invito di @anpinazionale e della sua Presidente #CarlaNespolo nel ricordare con una rosa rossa le 21 donne che scrissero la nostra #Costituzione. Un giusto omaggio per le nostre “madri" #costituenti: Adele Bei, Bianca Bianchi che si battè per il riconoscimento giuridico dei figli naturali, Laura Bianchini che lottò per la scuola pubblica, Elisabetta Conci che si occupò degli statuti speciali e di autonomia regionale, Maria De Unterrichter Jervolino in prima linea sul fronte della scuola, Filomena Delli Castelli, Maria Federici, Nadia Gallico Spano che organizzò i "treni della felicità" che trasportarono 70 mila bimbi meridionali orfani nelle famiglie del Nord, Angela Gotelli a cui si deve la sfida per il diritto delle donne di accedere agli alti gradi della magistratura, Angela M. Guidi Cingolani che gettò le basi della legge di tutela delle lavoratrici madri, Leonilde Iotti, Teresa Mattei, Angelina Livia Merlin, Angiola Minella, Rita Montagnana Togliatti, Maria Nicotra Fiorini, Teresa Noce Longo, Ottavia Penna Buscemi, Elettra Pollastrini, M. Maddalena Rossi, Vittoria Titomanlio. A loro il nostro #grazie! #dalleradicilarinascita https://www.instagram.com/p/CA6_lSHq07w/?igshid=yx7kt55ze74s
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"Sarà la MIMOSA 💛" ‼️ Ci sono tanti modi per ricordare la giornata internazionale delle #donne. Io ho deciso di farlo raccontando, a chi non lo sapesse, come è stata scelta la Mimosa. Una decisione non casuale e non scontata... Era il 1946, appena dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale... "Siamo a Roma, via Giustiniani 5, sede dell’Unione Donne Italiane, l’organizzazione femminile del Partito Comunista. E’ il 1946, un giorno di febbraio e bisogna organizzare la #Festa dell’8 marzo: è importante, è la prima dopo la fine della guerra. Ci sono un mucchio di cose da fare e, compagne, qui siamo già in ritardo. Presiede la compagna Rita Montagnana. Dice che ci vuole un fiore a simboleggiare la Festa. Un emblema, un 🌹 fiore 💐 da regalare. Che faccia scambio, allegria, gentilezza. Un #fiore che lo dica lui: questa è la Festa della donna [...] ... A Rita Montagnana, che è nata a Torino, ha vissuto esule a Parigi, in Svizzera, in Spagna, in un albergo per comunisti pieno di topi a Mosca ed ora sta a Roma, viene in mente quel giallo che si vede spuntare, prima di altri fiori, nei giardini della città. E ancor di più nelle campagne dei Castelli. Rita si guarda sempre intorno e l’ha vista. E’ lei, è la #mimosa. Profumo intenso e delicato, un’apparenza fragile, pare destinata a sbriciolarsi, ma invece #resiste a ogni sballottolamento. Che è importante per un fiore da #corteo, sventolato per salutare le compagne e agitato ridendo sotto il naso del mondo. E poi, se ce lo vuoi vedere, nella capacità della mimosa di attecchire anche nei terreni #aridi c’è racchiusa la volontà delle donne di raggiungere… eccetera eccetera. Ma poi, e qui torna la concretezza organizzativa della compagna Montagnana, la mimosa fiorisce ai primi di marzo, in perfetta tempistica con la Festa ed è #abbondantemente. Quindi la si può avere #gratis o quasi. Allora mimosa? Si vota, c’è l’unanimità. Il fiore dell’8 marzo sarà la mimosa" (Da "Un’altra parte del mondo" di Massimo Cirri. Un libro bellissimo) https://ift.tt/2NPfjtY
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Margherita Carloni, Lorenzo Degl’Innocenti, Giovanna M. Carli, Marco Vichi, Cristiana Cecconi ©giovannamcarli2018
Una bella scuola quella di Montagnana a Montespertoli (Firenze) e in generale belle le scuole Senza Zaino dove l’ambiente di apprendimento, anche se talvolta gli edifici sono “vecchi”, è curato nei minimi dettagli consentendo ad alunne ed alunni di stare a proprio agio mentre si confrontano con i propri pari e con gli insegnanti. L’edificio di Montagnana, però, è diverso fin dal primo approccio perché pensato come scuola Senza Zaino e come scuola del Noi fin dalla prima pietra con tutti gli accorgimenti di risparmio energetico e bioedilizia, perché anche l’ambiente educativo “educa”.
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Marco Vichi e Lorenzo Degl’Innocenti, protagonisti, alla scuola secondaria di primo grado “Renato Fucini” di un progetto pilota, referente la docente Cristiana Cecconi, dal titolo “Scrittura e Lettura”, hanno concluso i dodici incontri da novembre a maggio, un modo per apprezzare la composizione di racconti e usare la voce quando si legge per sé e per gli altri, sono stati invitati da Margherita Carloni, dirigente dell’Istituto Comprensivo “Don Milani” a sperimentare un giorno Senza Zaino proprio a Montagnana.
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Per prima cosa hanno apprezzato il paesaggio straordinario in cui la scuola è collocata, poi il “ristorante”, una mensa dove i cibi vengono cucinati lì per lì. Durante il pranzo Marco Vichi ha piacevolmente notato come le bambine e i bambini si muovessero a proprio agio all’interno della sala: ognuno con il proprio compito (chi serve, chi sparecchia).
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Lunedì 21 maggio 2018, dalle ore 12, lo scrittore Marco Vichi e il regista Lorenzo Degl’Innocenti hanno poi visitato l’interno del plesso, sia la scuola d’infanzia “Gianni Rodari” che la scuola primaria “Rita Levi Montalcini”, accompagnati da una bambina e un bambino che hanno fatto loro da guida.
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Marco Vichi, autore ideatore del celeberrimo commissario, si è poi svestito dei panni dello scrittore di gialli di successo, il suo ultimo romanzo “Nel più bel sogno. Un’avventura del commissario Bordelli”, sta riscuotendo grandi apprezzamenti, per calarsi nel mondo fanciullo, mostrando notevole empatia.
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Sia Vichi che Degl’Innocenti hanno poi incontrato gli alunni delle classi quarte e le loro insegnanti. Hanno raccontato la loro storia. Il regista-attore Lorenzo Degl’Innocenti ha interpretato per gli studenti brani tratti dal libro “Il coraggio del cinghialino”, l’unico libro che lo scrittore fiorentino ha composto per i più piccoli e che vede gli animali protagonisti di una storia tenera e coinvolgente.
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Gli ospiti, accompagnati dalla Dirigente Scolastica Margherita Carloni, dalla professoressa Cristiana Cecconi e da Giovanna M. Carli, critica d’arte, sono stati introdotti insieme alle insegnanti della scuola e dalle stesse bambine e bambini delle classi quarte nel mondo “Senza Zaino, per una Scuola-Comunità” e sono rimasti piacevolmente sorpresi dai numerosi dettagli quali l’attenzione al carico di libri, per questo ci sono cartelline che vengono consegnate a inizio ciclo scuola primaria, leggere e tutte uguali.
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Gli spazi comuni, l’agorà, dove i bambini possono tenere piccole conferenze, leggere e confrontarsi, i tavoli, dove le studentesse e gli studenti lavorano a coppie, a gruppo a piccolo gruppo o individualmente, i mini laboratori, non c’è la cattedra!
Marco e Lorenzo hanno avuto modo di conoscere da vicino la didattica e l’ambiente di apprendimento, insieme ai valori fondanti del Senza Zaino e della Scuola del Noi: la Comunità, che si costruisce e si fortifica attraverso il lavoro di gruppo, collaborativo e cooperativo e l’aiuto reciproco; la Responsabilità: con la partecipazione attiva alle decisioni riguardanti le attività didattiche e la possibilità di scelta per permettere agli alunni di diventare i veri protagonisti del proprio apprendimento; l’Ospitalità, dove le aule, appunto, diventano ambienti accoglienti, ben organizzati, con materiali didattici strutturati.
I RITRATTI DI MARCO VICHI E DI LORENZO DEGL’INNOCENTI
DI GIANNI GARAMANTI, IDEATORE DEL MUNAR MUSEO DELLA NARRAZIONE
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Marco Vichi, di mestiere scrittore di Gianni Garamanti, ideatore del MuNar (Museo della Narrazione)
Marco è nato a Firenze e scrive storie. Le scrive per dar vita ai suoi romanzi che sono stati tradotti in molte lingue nel mondo. Scrive storie per riviste e quotidiani, sotto forma di articoli, ma anche per antologie, che ha già arricchito con racconti noir con indice di alta tensione. Alcune sue storie sono approdate in radio Rai, all’interno di programmi specifici dedicati all’arte in carcere. Nel 2002 per la prima volta apparve il personaggio più carismatico delle opere del Vichi, quello in cui molti rivedono lo stesso scrittore fiorentino. Con il commissario Bordelli, nel corso degli anni Marco ha conquistato pubblico e critica, ottenendo molti riconoscimenti e premi come lo Scerbanenco, il Fedeli, il Camaiore, il Premio delle Arti Fiorentini nel Mondo per le Arti Letterarie, oltre che l’Azzeccagarbugli per il miglio romanzo poliziesco e il secondo posto al Premio Chiara. Per risolvere gli intricati casi in una Firenze degli anni sessanta, Bordelli spinge sempre le sue indagini molto in profondità, fino a entrare nell’animo dei sospettati e nel mondo che abitano. Così facendo l’autore svela gli anfratti psicologici più nascosti e, spesso, inaspettati dell’Uomo, in una maniera simile a quella che troviamo nelle letture preferite di Marco, in Dostoevskij, Sciascia o Dürrenmatt. I laboratori di scrittura, tenuti da Marco Vichi in diverse città italiane, sono sempre attesi da chi desidera non solo cimentarsi con la scrittura creativa, ma farne anche un mestiere, una professione declinabile nei settori più diversi della comunicazione. Promuovendo l’associazione Filo di Juta, attiva in Bangladesh per dare istruzione ai bambini più poveri, lo scrittore fiorentino devolve l’intero ricavo del libro di poesie “Respiri e sospiri”, che scrisse sua madre Paola Cannas. Perché, oggi, quelle poesie possano essere trasformate in bambini che sanno leggere e scrivere.
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Lorenzo Degl’Innocenti, non solo attore… di Gianni Garamanti, ideatore del MuNar (Museo della Narrazione)
Lorenzo ha studiato recitazione a Firenze, sua città natale, a Bologna e Genova. In teatro ha lavorato a fianco di Giorgio Albertazzi, Arnoldo Foà, Franco di Francescantonio, Irene Papas, alla compagnia Fura dels Baus, e con Carla Fracci e Beppe Menegatti. Poliedrico e versatile è stato diretto da Massimo Buffetti e Gabriella Bartolomei per la realizzazione di melologhi (monologhi con la musica che accentua i momenti di maggiore tensione) e per delle splendide incisioni con orchestra. Con il cortometraggio “Lotta libera” (regia di Stefano Viali) ha vinto un David di Donatello, un Nastro d’Argento e ha partecipato al festival di Berlino. In campo cinematografico collabora con Luigi Lo Cascio e Andrea Papini, mentre in TV lo possiamo vedere in note serie televisive dirette da Vittorio Sindoni, Alexis Sweet, Cristian de Mattheis e Gianfranco Albano. Ha prestato la sua voce per radiodrammi di produzione RAI e ha realizzato audio book per varie case editrici. A oggi lavora come doppiatore per il cinema e la televisione. Larenzo però non è solo attivo in campo attoriale, ma è anche un ottimo registisa avendo messo in scena testi di Alessandro Benvenuti e Ugo Chiti. Conduce laboratori di scrittura creativa e di teatro in carcere. Lorenzo è anche “acting coach”, una figura professionale così poco utilizzata in Italia, che si confà alla sua naturale e alta dose di empatia quando assiste gli attori nello studio di un copione e nel loro impegno a entrare in parte.
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Marco Vichi Senza Zaino Una bella scuola quella di Montagnana a Montespertoli (Firenze) e in generale belle le scuole Senza Zaino dove l'ambiente di apprendimento, anche se talvolta gli edifici sono "vecchi", è curato nei minimi dettagli consentendo ad alunne ed alunni di stare a proprio agio mentre si confrontano con i propri pari e con gli insegnanti.
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' Born into a Jewish family from an early age as a seamstress . A staunch pacifist and Socialist activist , she took part in the political and Trade union untest : in Turin , from the so called "bread riots" to the occupation of the factories . In 1921 she took part in setting up the Communist Party , which she represented at the Communist International in Moscow . She was the editor in chief of newspapers and the manager of several women's associations and , after marrying Togliatti , she organized in Rome , by correspondence the Party's National School , led by Antonio Gramsci in Rome . During her years of exile in the Soviet Union , besides being one of only a few women admitted to the Leninist school , she worked on anti-fascist radio broadcasts in Italians . While in hiding under the name of Marisa , she perfomed tasks as "flamingo" carrying subversive material from France to Italy . In 1945 , confident that achievement of the right of women to vote would have led to a significant increase in their involvement in political and social life , she said : "Starting from today , then , make way for women in government positions , make way for women in the Constituent Assembly and of the first legislature . She organized the first Italian celebrations of the International Women's Day and , along with Teresa Mattei , she choose the mimosa as a symbol of March , 8th . ' Rita Montagnana (Torino 1895 , Roma 1979) • Text by IIS Pertini-Falcone (www.iispertinifalcone.it) and MP MP Mirabilia (www.mpmirabilia.it) . • • #Miles7one #nx7 #roma #rome #iglazio #igersroma #loveroma #igerslazio #ig_lazio #bellaroma #ilikeitaly #italia #italy #visititaly #loveitaly #italian #festadelladonna #igers #igdaily #equality #unwomen #fokkofbeldi #womensmarch #womensday #internationalwomensday #women #run #woman #onelove #worldwomensday (at Stazione di Roma Balduina)
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